Riabilitazione protesica con un impianto osteointegrato
Introduzione
Quando si parla di impianto osteointegrato, ci si riferisce a una soluzione rivoluzionaria nel campo dell’odontoiatria, capace di migliorare significativamente la qualità della vita dei pazienti.
Questa tecnica avanzata, che consente di sostituire i denti mancanti con protesi fissate direttamente all’osso mandibolare, ha trasformato il modo in cui possiamo porre rimedio alla perdita dei denti, per cause di varia natura.
Ma cosa rende gli impianti osteointegrati così speciali e perché sono considerati una pietra miliare nell’odontoiatria moderna?
In questo approfondimento ideato dal team di Dental Competence Grosseto, esploreremo i principi fondamentali degli impianti osteointegrati, senza addentrarci troppo in dettagli tecnici, per fornire una panoramica chiara e accessibile su questa tecnologia che contribuisce al pieno ripristino della dentatura in tutte le sue funzioni (masticatoria, fonatoria, estetica).
Partiamo ovviamente dalle basi, e chiediamoci subito che cosa si intende per “impianto osteointegrato”.
Cos’è un impianto osteointegrato
Si dice che un impianto è osteointegrato quando esso si integra alla perfezione con il tessuto osseo circostante, che funge da ancoraggio per tutta la struttura dell’ impianto.
L’osteointegrazione di un impianto dentale nell’osso mascellare è un processo biologico di fondamentale importanza in implantologia,
Un impianto non può definirsi correttamente inserito se esso non si è integrato correttamente, per far si che esso possa permanere nel cavo orale a lungo!
E’ chiaro, però, che si tratta di un processo che richiede il suo tempo, e devono essere prese tutte le precauzioni del caso
Per poter comprendere realmente cosa sia un impianto osteointegrato è necessario capire quale percorso di studi a monte è stato realizzato. Vediamo di seguito alcuni cenni storici
Cenni storici sull’implantologia osteointegrata
Quando si parla di impianto dentale osteointegrato nell’osso non si può che cominciare dal menzionare il Dr. Per-Ingvar Brånemark.
Nei primi anni ’60 cominciò a sviluppare, presso l’Università di Göteborg, un nuovo impianto dentale che si basava su un ancoraggio diretto con l’osso.
Brånemark, con i suoi studi, dimostrò che era possibile ideare un’interfaccia osso-impianto seguendo precise linee guida (Brånemark e coll, 1969) confermati poi da un primo rapporto clinico (Brånemark e coll. 1977).
Nonostante questo, nel mondo scientifico si continuò a dubitare di tali affermazioni, in quanto non esistevano per quell’epoca delle metodologie utili per sezionare campioni intatti di osso a contatto con l’impianto dentale.
Di conseguenza le prove a favore degli impianti osteointegrati di Brånemark erano solo indirette.
I primi ricercatori a dare la prova diretta di questa interfaccia furono Schroeder tramite la microfotografia a partire dalla metà degli anni ’70 (Schroeder e coll, 1976, 1978, 1981) e Schulte (1978).
Da quel momento l’implantologia osteointegrata entrò ad essere una branca riconosciuta da tutto il mondo odontoiatrico.
Si riconobbe, così. come l’osteointegrazione degli impianti fosse un processo fondamentale per la buona riuscita dell’intervento di inserimento nel cavo orale.
Fasi che portano all’osteointegrazione dell’impianto
Partiamo facendo un esempio pratico di inserimento di un impianto dentale in una zona del cavo orale dove non è presente nessun dente, ossia una zona edentula.
Ricordiamo che oggi la moderna implantologia consente di realizzare impianti anche in presenza di poco osso (o in certi casi anche dove l’osso è pressochè assente, grazie alla tecnica all on four) o sfruttando modalità di inserimento non invasive.
La sequenza di tessuti che avremo andando a perforare tale zona sarà:
- del tessuto molle, molto spesso identificato come gengiva cheratinizzata;
- periostio, una membrana che riveste l’osso;
- osso corticale, ossia un tipo di osso molto duro e compatto, con molta struttura calcificata e poco ricca di strutture come vasi sanguigni;
- osso spugnoso, come dice il nome assomiglia alla struttura di una spugna, con pochissima struttura calcificata e molto midollo osseo ove risiedono tutte le componenti per la guarigione ossea.
Stabilità primaria di un impianto dentale
Quando un impianto dentale viene inserito avremo la cosiddetta stabilità primaria: essa risiede nella parte di impianto che si trova nella zona dell’osso corticale.
Essendo molto calcificato le trabecole ossee saranno spostate lateralmente a causa dell’inserzione dell’ impianto.
Esse creeranno una zona in cui l’impianto starà fermo per attrito con l’osso corticale compattato lateralmente (quindi si avrà la stabilità primaria grazie ad un principio puramente biomeccanico, evitando casi di mobilità dell’impianto).
Nel frattempo nella parte dell’osso spugnoso questa componente di stabilità, dovuta a principi biomeccanici, non potrà essere presente a causa della poca calcificazione dell’osso e non potrà avvenire quindi una compattazione di esso.
Stabilità secondaria per un impianto dentale osteointegrato
Di contro in questa zona di osso spugnoso nei mesi successivi avremo un vero e proprio impianto osteointegrato.
In quella zona intorno all’impianto si creerà dapprima un coagulo, che nei mesi successivi si trasformerà in osso vero e proprio a contatto con l’impianto.
La stabilità che l’impianto tratta da questo processo è detta stabilità secondaria.
Va precisato che la stabilità secondaria si avrà anche nella zona dell’osso corticale, ma in un momento successivo rispetto a quanto avviene nell’osso spugnoso.
In quel punto prima dovrà avvenire una necrosi ossea a causa della pressione dell’impianto in quella zona e una volta avvenuta potrà iniziare lo stesso processo di guarigione che avviene nella parte spugnosa dell’osso.
Grazie a questa differenza di tempo il dentista potrà inserire un impianto e avere stabilità di esso da subito grazie alla stabilità primaria, permettendo quindi di eseguire in determinate circostanze il cosiddetto carico immediato.
Con la stabilità secondaria avremo degli impianti osteointegrati totalmente, cosa che permetterà di poter avvitare un dente a distanza di circa 4 mesi, nei casi in cui non venga effettuato un carico immediato.
Materiali per ottenere un impianto osteointegrato nell’osso
L’implantologia osteointegrata, per poter funzionare realmente, deve sfruttare dei materiali che consentano una perfetta connessione tra osso mascellare ed impianto stesso.
Non è possibile ottenere un impianto osteointegrato perfettamente con un materiale casuale.
E’ necessario usarne uno che non porti a controindicazioni. Proprio per questo si ricorre quasi esclusivamente al titanio, in forma pura o come lega.
Tra i metalli il titanio è da preferirsi per l’osteointegrazione degli impianti.
Questo perchè si tratta di un materiale:
- molto leggero;
- strutturalmente solido;
- che presenta un livello di elasticità che lo fa assomigliare proprio al tessuto osseo, elemento di congiunzione imprescindibile.
Il titanio è, inoltre, un metallo biocompatibile e proprio per questo non scatena alcuna risposta immunitaria una volta inserito.
Impianti osteointegrati a Grosseto? Dental Competence è la soluzione!
Presso lo Studio dentistico Dental Competence di Grosseto realizziamo quotidianamente interventi di inserimento di impianti dentali.
Utilizziamo solo impianti appositamente certificati, aspetto di non poco conto in quanto è un’ulteriore garanzia sulla buona durata di questi manufatti protesici.
Il paziente verrà seguito durante tutte le fasi del processo che porta ad avere un impianto osteointegrato, garantendo che il tutto si compia senza alcun tipo di intoppo!
Ci troviamo a Grosseto, in Via Aurelia Nord, 219.
Contattaci allo 0564 453846, o compila il seguente form per richiederci informazioni e prenotare la tua prima visita odontoiatrica.
- Differenza tra placca e tartaro: scopriamola insieme - 28 Ottobre 2024
- Perché i denti diventano gialli? Fattori genetici e comportamentali - 23 Ottobre 2024
- Ottobre mese della prevenzione dentale per la salute della bocca - 1 Ottobre 2024